Questo post è il seguito della mia introduzione sull’American Cursive Handwriting che puoi leggere qui: Il mio percorso con l’American Cursive Handwriting.
Dopo qualche mese a singhiozzo di studio dell’American Cursive Handwriting (Palmer) ho voluto pubblicare il mio alfabeto. Premessa: non sono una maestra di questo stile, sto studiando, quindi non prendere queste immagini come un modello (specimen) *assoluto* di questo stile. Voglio solo condividere con te il mio percorso e le mie considerazioni sull’alfabeto che ho studiato. Oltre alle risorse gratuite che ti ho indicato nel post precedente, qui puoi trovare il manuale American Cursive Handwriting di Michael Sull, in assoluto il maestro di riferimento per l’American Cursive.
Prima di concentrarti sull’alfabeto ti consiglio di esercitarti con i drills che sono proposti nei primi capitoli del metodo Palmer (vedi ad esempio qui): si tratta di esercizi di riscaldamento per la mano e il braccio che ti aiuteranno a prendere confidenza con i movimenti fluidi necessari a scrivere in calligrafia lavorando sulla tua muscle memory (te ne parlerò meglio in un post dedicato in futuro 😉 ).
La penna utilizzata è una Muji gel pen 0.5 mm su carta Rhodia.
Alfabeto minuscolo
La cosa che più mi ha colpito di questo alfabeto è la sua estrema fluidità: tutte le lettere si possono realizzare senza staccare la mano dal foglio (a parte i puntini di i e j e il taglio della t). Questo rende virtualmente possibile scrivere intere parole in un solo tratto, e si tratta di una caratteristica molto interessante per un tipo di scrittura che era stata pensata per l’utilizzo lavorativo. Anche l’asta della d è in realtà un mini-loop che consente di tenere la penna sul foglio. Poi naturalmente c’è il ritmo: scrivendo con questo metodo la mano percorre delle onde sul foglio, dopo un po’ di pratica diventa un esercizio rilassante.
Ci sono un paio di lettere un po’ diverse dalle forme alle quali siamo abituati noi italiani, in particolare la k, la q, la r e la z. La k ha due loop, uno alto (come la h) e uno piccolino: questo sistema permette di scriverla senza staccare la penna dal foglio, inoltre serve ad imprimere la giusta direzione e curvatura alla seconda gambetta, quella di mezzo. Stesso discorso per la q: quel mini loop in basso permette di tornare all’altezza di riga dopo aver realizzato lo stelo discendente. La r ha una forma un po’ particolare (a dire la verità qui non mi è uscita benissimo), ma si può anche sostituire con quella più consueta. La z infine ha un loop verso il basso, un po’ strano per noi ma abbastanza utilizzato nel resto d’Europa e negli USA.
Alfabeto maiuscolo
Qui le lettere inusuali sono diverse: la F, la G, la I e la J, la Q e la Z. Anche qui il principio è ottenere e lettere staccando la penna dal foglio il meno possibile, ed ecco che la I ha un ultimo tratto verso destra che permette di far tornare la penna verso la direzione di scrittura. Molte lettere, come la M, ha un piccolo loop in partenza: io lo intendo un po’ come un “prendere la rincorsa” per realizzare il primo tratto con il giusto ritmo e la giusta curvatura. La forma della Q da noi non è molto utilizzata: si tratta in pratica di un mezzo ovale verso destra completato dal tratto curvo in basso. La Z è una versione in grande della z minuscola.
Di strada da fare ne vedo ancora tanta, però utilizzando tutti i giorni questo alfabeto si ha la possibilità di fare pratica frequentemente. Aggiungimi su Snapchat con il nick callicarta per dare un’occhiata alle mie peripezie calligrafiche quotidiane 😉